Li aveva cacciati fuori di casa — moglie e figli — per un’altra… ma dieci anni dopo, lei tornò e gli prese tutto.
             
      Una tiepida serata primaverile avvolgeva la città in una morbida luce dorata.
Chris stava sul balcone della loro nuova casa fuori città, sorridendo mentre osservava Adam armeggiare al barbecue. In giardino, la loro piccola Lucy di quattro anni cercava di aiutare il padre, sollevando piatti e offrendo con aria importante le pinze, mentre il sei anni Mark inseguiva il pallone sul prato perfettamente curato.
— Chris, vieni giù! — gridò Adam. — Tra un paio di minuti sarà tutto pronto!
Lei rise, aggiustò il vestito e scese le scale.
La vita sembrava perfetta: casa, figli, amore. Adam aveva appena aperto una propria impresa di materiali da costruzione, e gli affari andavano a gonfie vele. Chris lo aiutava con la burocrazia, aveva sospeso gli studi in giurisprudenza, ma sognava ancora di finirli un giorno.
— Senza di te non ce l’avrei fatta — disse Adam, baciandola sulla guancia.
— Lo so — sorrise lei. — Siamo una squadra.
Gli anni passarono. La piccola azienda divenne una grande società, ma con il successo arrivò anche un distacco freddo.
Adam restava sempre più tardi in ufficio, chiamava sempre meno, era sempre meno presente a casa.
— Papà, verrai alla mia festa di compleanno? — chiese Mark.
— Certo, tesoro — rispose lui, senza staccare lo sguardo dal telefono.
Chris sospirò. Non credeva più ai suoi “certo”.

I tentativi di una conversazione seria finivano sempre con il solito “dopo”:
— Faccio tutto per noi, Chris — disse lui, abbottonandosi la giacca.
— Per quale famiglia? — sussurrò lei. — Quella che ormai non noti più?
Poi in azienda arrivò una giovane assistente: Victoria.
Subito dopo, un nuovo profumo, un nuovo orologio, un nuovo tono di voce.
E una sera Adam tornò a casa con un’espressione gelida:
— Ho chiesto il divorzio.
— Perché?..
— Perché ho incontrato una donna che mi capisce davvero.
— Victoria? — esalò lei.
Lui annuì.
— Dovete lasciare la casa entro la settimana. Tutto è a mio nome: casa, conti, azienda.
Il mondo di Chris crollò. Raccolse i bambini, affittò un piccolo appartamento e iniziò a lavorare come cameriera. Di notte studiava, seguendo corsi serali di giurisprudenza.
Dieci anni passarono.
Chris divenne un’avvocatessa rispettata. I suoi figli crebbero: Mark sognava di aprire un’azienda IT, Lucy brillava a scuola.
Un giorno, un’amica portò notizie sconvolgenti: Adam era sull’orlo del fallimento. Victoria aveva speso tutto: lusso, macchine, conti.
Poco dopo Chris scoprì che l’ex marito aveva nascosto dei redditi per ridurre gli alimenti.

Raccolse le prove e fece causa.
I processi durarono mesi, ma alla fine il tribunale riconobbe: Chris aveva diritto a una parte dei beni — sia come cofondatrice dell’azienda, sia come madre dei suoi figli.
— Sei soddisfatta ora? — raspò Adam all’uscita del tribunale. — Sono rovinato.
Lei lo guardò dritto negli occhi:
— Hai mai pensato a noi quel giorno in cui ci hai cacciati? Non è vendetta, Adam. È giustizia.
La vita rifiorì di nuovo.
Chris comprò una casa spaziosa, Lucy entrò in un’università prestigiosa, Mark aprì la propria azienda.
E una sera Adam si presentò alla porta, invecchiato, stanco.
— Chris, ho capito quanto mi sono sbagliato. Voglio rimediare.
— Non si può tornare indietro — rispose lei con voce calma. — I bambini sono cresciuti senza di te. Era la tua scelta.
Chiuse la porta dietro di lui — senza rabbia, senza lacrime. Solo un lieve sorriso stanco.
Tardi la notte, uscendo dall’ufficio, Chris alzò lo sguardo al cielo.
Dieci anni prima aveva perso tutto.
Ora aveva molto di più di una casa e dei soldi.
Aveva la libertà.