La ragazza con le ballerine consumate entra in ufficio. Dopo un minuto tutti ridevano. Dopo cinque minuti… tacevano, increduli davanti ai loro occhi.
La mattina nel centro business di Londra cominciava come sempre: telefonate, caffè, l’odore del legno lucidato e il fruscio delle carte.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, nessuno fece caso alla ragazza che entrava nella hall.
Indossava una semplice gonna beige, una vecchia camicetta bianca e ballerine consumate, segnate da lunghi viaggi.
Nelle mani portava uno zaino che aveva visto più di quanto si potesse immaginare.
Si avvicinò al banco della reception e disse con calma:
— Buongiorno. Posso parlare con il signor Brown, il direttore generale?
La receptionist, una bionda curata con trucco perfetto, alzò un sopracciglio.
— Mi scusi — disse fredda — ma non abbiamo posizioni aperte come addetta alle pulizie.
— Non sono qui per un lavoro — rispose dolcemente la ragazza.
Dai vicini uffici si udì un soffio di risate.
— Guarda chi si è persa — bisbigliò un manager.
— Con quella gonna? Forse dalla lavanderia? — rise un’altra.
La ragazza non reagì. Rimase immobile, guardando il pavimento, come se le parole scivolassero via.
— Per favore — ripeté — informi il signor Brown che è arrivata Anna Lang.
La receptionist alzò gli occhi al cielo, ma a malincuore prese il telefono.
— Eh… signor Brown? C’è… una ragazza. Dice di avere un appuntamento con lei… —
Una breve pausa. Poi il suo volto impallidì. — Sì… certo…
Alzò gli occhi verso Anna, ormai senza traccia di arroganza.

— Sta per scendere.
Un minuto dopo l’ascensore si aprì e ne uscì un uomo alto, in completo blu scuro — capelli grigi, sicuro di sé, sorriso conosciuto da tutti: il direttore generale John Brown.
Si avvicinò subito, le porse la mano e disse calorosamente:
— Anna! Sono felice che sia finalmente arrivata. Tutti l’abbiamo aspettata.
Nel silenzio che calò nella hall, tutti si chiesero: Anna? Anna Lang?
Quel nome non era nuovo: giovane stratega, consulente europea, specialista chiamata personalmente per riformare l’azienda.
Le risate si fermarono all’istante. I dipendenti rimasero immobili, incapaci di guardare altrove.
John si rivolse al personale:
— Colleghi, vi presento la signorina Anna Lang. Da oggi guiderà il dipartimento di sviluppo strategico.
La ragazza annuì con calma.
— Grazie, signor Brown. Ho già esaminato i vostri ultimi report e penso che potremo migliorare i risultati nei prossimi mesi. Oggi vorrei discutere alcune proposte.
Aprì la cartella, estrasse i documenti perfettamente ordinati e li pose sul tavolo. La sua voce era sicura, senza ombra di irritazione o rancore.

I dipendenti, pochi minuti prima ridacchianti, rimasero in silenzio, sentendo la vergogna salire sulle loro guance.
Uno di loro borbottò imbarazzato:
— Noi… non avevamo capito chi fosse…
— Non importa — rispose Anna con calma. — L’apparenza inganna. Ciò che conta non è la forma, ma il contenuto.
John Brown aggiunse, guardando i suoi collaboratori:
— La signorina Lang sarà il vostro capo. E spero che abbiate imparato che il professionismo non si misura dal marchio del vestito.
Anna sorrise delicatamente:
— Non porto rancore. Anzi, sono felice di aver visto oggi come trattate gli sconosciuti. È una lezione preziosa.
Fece una pausa, osservando il silenzioso gruppo di colleghi.
— Che questa giornata segni l’inizio di una nuova cultura del rispetto. E di una nuova fase nel lavoro.
Poi raccolse i capelli, si mise gli occhiali, si girò verso la lavagna e disse con sicurezza:
— E ora… al lavoro.
Quel giorno, tutti in ufficio capirono una cosa semplice:
non giudicare mai una persona dall’aspetto.
Chi sembra nessuno può essere il tuo nuovo capo.
E a volte… la tua unica possibilità di migliorare.