La gente rideva di quella povera anziana seduta nella sala d’attesa dell’ospedale, senza avere la minima idea di chi fosse realmente. Tutto cambiò quando un celebre chirurgo uscì dalla sala operatoria e si rivolse proprio a lei.

 La gente rideva di quella povera anziana seduta nella sala d’attesa dell’ospedale, senza avere la minima idea di chi fosse realmente. Tutto cambiò quando un celebre chirurgo uscì dalla sala operatoria e si rivolse proprio a lei.

All’ospedale, quel giorno, regnava la solita frenesia: le infermiere si affrettavano lungo i corridoi, i pazienti stringevano nervosamente le cartelle cliniche, qualcuno lanciava occhiate impazienti all’orologio. Nella sala d’attesa sembrava che il tempo si fosse fermato: odore pungente di disinfettante, brusìo di voci, e quell’attesa carica di tensione.

All’improvviso, sulla soglia, apparve una donna anziana. Bassa, avvolta in un cappotto scolorito e un cappellino consumato dal tempo. Tra le mani stringeva con cura una borsa di pelle, vecchia quasi quanto lei. Si guardò intorno senza dire una parola, poi si sedette in un angolo con composta discrezione.

Alcuni si scambiarono uno sguardo. Una giovane coppia sussurrò sogghignando:

— Ma ha capito almeno dove si trova?
— Avrà sbagliato reparto…
— O forse non può permettersi la visita, — aggiunse qualcuno.

La risata fu bassa, ma pungente. La donna non reagì. Sedeva dritta, tranquilla, come se non si accorgesse dei commenti. Sul suo volto c’era qualcosa di insolito — stanchezza, sì, ma senza ombra di vergogna.

Passarono dieci minuti. Poi la porta della sala operatoria si spalancò. Entrò un uomo alto, in divisa verde: era il professor Bianchi, celebre chirurgo milanese, il cui nome era ben noto non solo tra i pazienti, ma anche sui giornali. Il suo arrivo zittì tutti all’istante; qualcuno si alzò perfino in piedi.

Non disse nulla. Si diresse subito, con passo deciso, verso la donna anziana. In pochi secondi era di fronte a lei.

— Mi perdoni per l’attesa, — disse piano, con una timidezza quasi infantile. — Avrei bisogno del suo consiglio… non sono sicuro della decisione da prendere.

Nella sala cadde un silenzio irreale. Si sentiva solo il ticchettio dell’orologio appeso alla parete. Gli sguardi si incrociarono increduli: il professor Bianchi, colui che tutti ammiravano, chiedeva consiglio a una sconosciuta con un vecchio cappotto?

Fu allora che la segretaria, seduta dietro al banco, sgranò gli occhi e sussurrò quasi con reverenza:

— Ma quella… quella è la professoressa Scolari! La stessa che vent’anni fa guidava il reparto di chirurgia!

E tutto si fece chiaro.

Quella donna, così umile nel suo aspetto, un tempo aveva salvato decine di vite. Era stata lei a formare intere generazioni di medici, compreso il professor Bianchi, il più brillante dei suoi allievi.

Lui l’aveva chiamata perché si era trovato davanti a un caso rarissimo — e sapeva che solo lei avrebbe potuto vedere ciò che a lui sfuggiva.

La donna alzò gli occhi e con dolcezza rispose:

— Allora andiamo a vedere, insieme.

Entrarono in sala operatoria: il maestro e il suo discepolo.
E nella sala d’attesa rimasero quelli che, fino a un attimo prima, avevano riso.
Ora non riuscivano nemmeno ad alzare lo sguardo, soffocati dalla vergogna.

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