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Sotto la foto in costume da bagno con mio marito, nostra figlia ha scritto commenti cattivi — così ho deciso di darle una lezione.

 Sotto la foto in costume da bagno con mio marito, nostra figlia ha scritto commenti cattivi — così ho deciso di darle una lezione.

Non mi sono mai vergognata del mio aspetto. Certo, ormai ho sessant’anni, non sono più la ragazza da copertina di un tempo, e il mio corpo è tutt’altro che perfetto – ma mi sono sempre accettata così come sono. Ho rughe, un ventre morbido e fianchi che un tempo erano il mio punto di forza e che oggi raccontano semplicemente il passare degli anni. Eppure, tutto questo fa parte della mia storia. Mio marito mi ha sempre detto che sono bella. Anche dopo trentacinque anni di matrimonio riesce ancora a guardarmi come se ci fossimo incontrati ieri.

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Poi però è successo qualcosa. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita insicura. Tutto è iniziato con una foto apparentemente innocua. Ero in vacanza con mio marito sulla costa della Florida – una di quelle rare fughe dalla routine. Eravamo sulla spiaggia, in costume da bagno, lui con le braccia intorno alla mia vita, io sorridente. Ho voluto immortalare quel momento e condividerlo sui social.

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Sì, sapevo che quel costume metteva in risalto proprio le cose che considero i miei difetti. Ma non è certo un motivo per nascondermi! Dopo qualche ora sono arrivati i primi like e commenti affettuosi: “Che bella coppia!”, “Che meraviglia vedervi ancora così uniti!”. E sorridevo… finché non ho visto il commento di mia figlia.
Ha scritto: “Mamma, alla tua età non si indossa una cosa del genere. E di certo non si mostrano quei rotolini. Meglio che cancelli la foto.”
Mi si è gelato il sangue. Mi è sembrato come se qualcuno mi avesse buttato addosso un secchio d’acqua gelata.

Non era uno scherzo. Parlava sul serio. Il cuore mi si è stretto. Io questa ragazza l’ho messa al mondo, ho passato notti insonni, l’ho nutrita, accompagnata a scuola, sostenuta all’università… e lei mi scrive una cosa così. Non ho potuto trattenermi e ho fatto qualcosa che non rimpiango, anche se ora devo reimparare a volermi bene.

Ho fissato a lungo lo schermo, poi ho iniziato a digitare lentamente:
“Tesoro, questi sono i nostri geni. Fra vent’anni sarai uguale a me. E spero davvero che, quando arriverà quel momento, tu sia abbastanza saggia da non vergognarti del tuo corpo.”
Poi ho cancellato il suo commento. Ma non bastava. Ho deciso che, se lei si permette di umiliarmi in pubblico, io ho tutto il diritto di mettere dei confini. Così ho smesso di rispondere alle sue telefonate.

Qualche settimana dopo mi ha chiesto dei soldi. Le ho risposto freddamente:
“Mi dispiace, tutto speso in cibo. Deve essere per questo che ho quei rotolini.”
Si è offesa. E sinceramente… non mi importava. Forse ho reagito in modo esagerato, ma in quel momento stavo difendendo me stessa.

Eppure, da allora mi sorprendo a guardarmi allo specchio con un occhio severo. A volte mi copro la pancia con un asciugamano prima di infilare il costume. Mi arrabbio con me stessa, perché so che non è il corpo il problema: siamo noi donne a permettere troppo spesso agli altri di dirci come dovremmo apparire, come dovremmo vivere. Ho dato una lezione a mia figlia, ma pare che la lezione più importante tocchi ancora a me: tornare a essere fiera, sicura, e me stessa. Sempre.


 

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