La bambina baciò il cane, che era diventato il suo amico più caro. Quello che il cane fece in risposta fece fermare il cuore della madre.

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Valentina sbatté con forza lo sportello della lavatrice. Il clangore del metallo rimbalzò per il piccolo appartamento di due stanze. Borbottò tra i denti:
— Non ha portato neanche il cane con sé. Solo le bollette e questo peso inutile ha lasciato.
Dal divano alzò la testa Zenone — un imponente pastore tedesco, con il collare stretto attorno al collo robusto. I suoi occhi gialli fissavano dritto Valentina. Il marito diceva che era lealtà. A lei sembrava solo un’occhiata carica di rimproveri.
— Non guardarmi così — brontolò — Lui è il suo cane, non il mio.
— Mamma, non arrabbiarti con Zenone — si sentì una vocina.
Sul tappeto sedeva Caterina, riccioluta, con un maglione rosso troppo grande. Teneva la coda del cane come se fosse una corda, ma Zenone non si mosse.
— Ti ho detto di non tirargli la coda, non è un giocattolo.
— Mi vuole bene — rispose seria Caterina — Mi lascia fare sempre e mi aiuta.
Valentina sorrise amaramente:
— Aiuta? Il tuo “aiutante” non ha aiutato quando tuo papà se n’è andato. Non ha aiutato con l’affitto, con la spesa. Fa solo la fame per due.
Caterina aggrottò la fronte, offesa:
— Lui è il mio migliore amico.
Zenone parve sentire la tensione. Si avvicinò, col corpo poderoso si mise a protezione della bambina dal bordo del tavolo, dove un bicchiere di vetro stava pericolosamente appoggiato. Il suo petto premette dolcemente contro la sua schiena, come uno scudo.
Valentina fece un sorrisetto:
— Già. Sempre di mezzo.
— No, mamma — rise Caterina accarezzandolo — Lui aiuta. Guarda.
Spinse un cubetto che rotolò sotto il divano. La bambina si allungò, ma le braccia erano troppo corte.
— Mamma, è rotolato via!
Valentina stava per aiutare, ma Zenone con una zampa spinse delicatamente il cubetto verso la figlia.
— Vedi, mamma? Ha aiutato!
Il cuore di Valentina si strinse. Sembrava che dietro ogni suo gesto ci fosse non un caso, ma una vera cura. Ricordò le notti in cui portava a Caterina una coperta quando piangeva o le riportava la tazza se cadeva. «Chiede solo attenzione», pensò tra sé.
Caterina abbracciò Zenone al collo:
— Bravissimo.
Il cane si strinse alla bambina, il suo sguardo incrociò quello di Valentina — serio, attento, come se capisse ogni sua parola.
— Non fare il saputello. Sei solo un cane — sbottò Valentina — Non cambierai nulla.
— Mamma, non urlare! — per la prima volta Caterina prese le difese non della madre, ma di un altro.
Quelle parole strinsero il cuore di Valentina.
Un colpo rimbombò sui termosifoni — dall’appartamento sopra urlò il vicino:
— Fate meno casino!
— Pensate ai vostri affari! — rispose lei, voltandosi di nuovo verso il cane — Tutti vi odiano, porterai solo guai.
Zenone non si mosse. Spinse la tazza giocattolo verso la bambina. Caterina batté le mani.
Valentina voleva dire che erano sciocchezze, ma la consapevolezza arrivò troppo tardi: il marito se n’era andato, ma il cane era rimasto. E ora capiva — c’era qualcosa di più.
Dopo qualche minuto Caterina sedeva sul divano con l’orsacchiotto di peluche che Zenone non dava mai a nessuno. E ora lo aveva portato lei stessa.
— Grazie, Zenone — sussurrò Caterina, sfiorandogli il muso con le labbra.
— Caterina, non fare! — esclamò Valentina.
Ma era troppo tardi. E allora Zenone fece qualcosa che fece gelare Valentina: abbassò la grossa testa e delicatamente appoggiò la fronte al viso della bambina. Calmo. Sicuro.
— Mamma, hai visto? — sussurrò Caterina — Mi ha baciata!
Il cuore di Valentina batteva forte. Era qualcosa di più della semplice fedeltà di un cane. Era un vero legame.
Il vicino picchiò di nuovo sui termosifoni, ma lei non sentiva più nulla. Nella stanza restavano solo sua figlia e il cane — fedeli custodi del loro piccolo mondo.
Caterina sussurrò:
— Ti voglio bene, Zenone.
Valentina si sedette sul divano, le lacrime le scesero da sole:
— Doveva portarti con sé… Ma forse ti ha lasciato per te.
— Mamma, ora è nostro — sorrise Caterina.
Quella notte, per la prima volta in mesi, Valentina sentì una vera sicurezza.
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